L’isola di Pantelleria, situata al centro del Mediterraneo, a 85 km di distanza tra la Sicilia e 70 km dall’Africa, grazie alla sua posizione geografica, è stata da sempre considerata luogo di passaggio e di approdo di popoli antichi. I Fenici furono i primi ad importare e impiantare lo Zibibbo, tipica uva da tavola ad oggi conosciuta come Moscato di Alessandria d’Egitto, in quanto originaria di quelle terre. A partire dal 1600, con l’insediamento degli Spagnoli, si comincia a lavorare la terra con la coltivazione della vite, del cotone, dei capperi, legumi, erbe da cucina e frutta secca. Le prime trasformazioni delle uve risalgono verso la fine dell’800 e i primi ’900, anche se durante la prima metà dell’800 la vocazione dell’Isola, sempre improntata all’agricoltura, con i suoi 5000 ettari coltivati a vite, era quella di esportare l’uva fresca da tavola e di trasformare la restante parte in uva passa, chiamata “passula di marca” e dagli Spagnoli “malaga”, facendola appassire al sole negli stenditoi in battuto di tufo,adagiata sulla “disa” (Ampelodesmos mauritanicus), pianta presente sul territorio, che permetteva di far arieggiare l’uva nella fase dell’appassimento.